E’ ancora presto per recensire l’Indonesia, siamo stati solo a Ubud e dintorni nella stupenda isola di Bali, ma per l’Arca che sta finendo ci tengo a condividere le nostre prime impressioni e qualche consiglio.
Bali è il regno del tempeh (pronunciato con l’accento sulla e ma molto chiusa), importato da secoli e secoli dalla Cina si è qui enormemente diffuso, fa parte della cucina di ogni giorno e praticamente ogni ristorante lo ha. Essendo io una fan sfegatata di questo alimento, molto salutare grazie al procedimento di fermentazione della soia e con una consistenza sgranocchiosa e un sapore unico (va insaporito ovviamente, saltato a cubetti in olio e soia fino a fare una crostina, caramellato con le cipolle, spezzettato nel ragù più buono della vostra vita).
Se lo avete già assaggiato e non vi piace troverete poco interesse in questo articolo perché i primi giorni voglio mangiare tempeh finché non mi esce dalle orecchie 🙂
La numerosa comunità straniera attenta ad ambiente, etica, salute e spiritualità spinge fortemente per pasti vegani e trova terreno fertile in una società locale di stampo hindu vegetariano (e animista), tanto che si ritrova qui la definizione indiana di vegano nei menu: “pure veg”, definizione dal significato molto profondo e metafisico. Non mancano warung (ristorantini locali) vegani, gluten free, bio o anche raw… O una combinazione di queste.
Famoso è il cioccolato raw coltivato e lavorato qua! È già stato messo in itinerario.
Non ci siamo per ora imbattuti nella vera cucina di strada, qualcosina c’è ma nelle zone turistiche c’è una tale scelta di ristoranti veg o veg friendly economici che non abbiamo cercato molto. Potete cercare su www.happycow.net per l’estero (sito o app) o l’app per telefono VeganMaps (ottima per l’Italia).
Il primo posto che vi consiglio è il PriMa, dove una vecchina dall’instancabile sorriso serve il pranzo, piatto unico diverso un po’ ogni giorno, tutto vegano, a decine e decine di expat e nomadi digitali (stranieri residenti a Ubud) che se fanno qui tappa fissa un motivo ci sarà. Prezzo competitivo di 2€, si trova alla metà ma il piatto è abbondante e delizioso.
Riso rosso biologico, finta carne di funghi, una frittella di mais ottima da spezzare come “crostino” nella fantastica crema di zucca compresa nel prezzo. E poi verdure appena scottate, una specie di watercress (una specie di spinacio) cotto bello morbido, non stopposo come capita, uno spiedino che mi ricorda tantissimo la “finta coscia di pollo” vietnamita (che impiega un bastoncino dal sapore simile allo zenzero come osso, una delizia).
Ok… la vecchina attira clienti da tutta Ubud anche solo per la pazzesca torta vegan alla zucca e cioccolato (prodotto in città), ricoperta di semi di sesamo, pazzesca! Un cubettone costa solo 80 centesimi di euro. Ne vanno via teglie e teglie a rotazione per ore!
Dopo la tentazione della torta della nonna, scegliere una salutare colazione di frutta è dura, ma a questa bancarella non si può resistere… Un dragon fruit rosso a bordo piscina è la colazione migliore possibile (ma dalla nonna ci ritorno a merenda, promesso ;))!
Locale di recente apertura, il raffinato Zest Ubud offre dalla sedia in legno alla poltrona, fino al meraviglioso giardino con gazebo, luci soffuse, palchetto foderato di cuscini dove stare comodamente sdraiati in attesa di un menu vegan e gluten free davvero innovativo (un po’ caro per le nostre tasche, ma si meriterebbe ben più dei circa 5 euro a piatto). Acqua limone e menta inclusi.
Noi abbiamo provato la pizza gluten free (un po’ dolce, ma deliziosa) con formaggio di anacardi (filante, eccezionale) e cubetti di jackfruit. Poi una bistecca di jackfruit e taro (una patata asiatica) servita con una fantastica salsa cremosa ai funghi, pomodori grigliati, verdure verdi wilted (ricetta australiana), patatine di cassava al forno anziché fritte, ottime.
Non manca il cibo di strada…
E il cibo da asporto (ci sono ristoranti affiliati con Grab, oppure basta segnarsi il numero Whatsapp dei ristorantini, chiami e ti portano il pranzo in hotel).
In un tempio, attiriamo l’attenzione e molto sorrisi affettuosi vestiti con i loro abiti tradizionali, unici turisti su centinaia ad aver osato tanto (senza sarong, la gonna, non entri – vale per fine e uomini, per la gioia del mio Sole che così sta fresco). Ci siamo guadagnati un piccolo dono, una donna ha benedetto del cibo da portare via e ci dona un fiore di frangipane da mettere dietro l’orecchio e un fagottino di pasta di riso con cuore di banana, avvolto in foglia di banana, da mangiare per buona fortuna. Obbediamo subito con grande piacere! Inaspettato regalo di Santa Lucia!
Pranzo al Sinduk Warung, vicino al mercato: Tempeh & tofu goreng, serviti con salsa di soia caramellata molto densa, una magia!
E un tropical vegetarian: riso, tofu & tempeh, carote, cavolfiore, baby mais, fagiolini. Un classico.
Spesa per colazione ❤
Passeggiata Campuhan Ridge Walk tra sentieri in mezzo alle risaie, qua e là qualche grazioso caffè o ristorante davvero eccezionale e molto più economico che in centro e vicino al nostro bungalow.
Aperitivi: succo di fragola e succo di mango accompagnati da bruschette con cubetti piccolino di avocado, pomodori, cipolle… Tutto delizioso e vista risaia al Yoga Cafè.
Pochi passi oltre troviamo il Kokolato, un carissimo gelato vegano (4€ per 2 palline) ma dobbiamo provarlo perché é bio, raw, a base di cocco (che non si sente). Assaggiamo una pallina al cioccolato (locale) e una alla vaniglia.
Pranzo al secondo piano, con vista pazzesca sulle risaie terrazzate, al Karsa Caffè, dove abbiamo mezzato un nasi goreng, un riso rosso fritto (io odio il fried rice ma questo è il mio pasto preferito finora, eccellente) con verdure, una gran quantità di tempeh, e una mega nuvola di drago vegana.
Cena al Paddy Point in una mini palafitta col tetto di paglia, travi e colonne finemente intarsiate. Si mangia seduti per terra su un basso tavolino fatto con una graziosa imposta di finestra riciclata. Il proprietario, un ragazzo di 24 anni, cresciuto tra queste risaie, ha lavorato per anni in ristoranti di livello e con la famiglia ha aperto questo warung (ristorante) curatissimo che fa anche consegne a domicilio e prezzi ottimi (sempre un paio di euro ogni curry – solito prezzo dei ristoranti economici in tutta l’Asia).
Proviamo i suoi curry, Quello balinese, in realtà normale, che veganizziamo a richiesta, come invita a fare il menu stesso nell’introduzione, aggiungendo al posto del pollo… tempeh (ma va?! Haha non ne avrò mai abbastanza, anche perché è preparato ogni volta in modo diverso). Ricetta? Curry giallo, melanzane tonde tagliate in 4 spicchi, patate, carote, peperone. Prendiamo anche un green curry, già vegano, strepitoso!! Assolutamente unico, ha una base di peperoni e spinaci (sa vagamente di broccolo) con polvere di curry, cubetti di tempeh e verdure, sapore indescrivibile, non so proprio replicare la ricetta… Mi dispiace, dovete venire a provarlo di persona, ne vale assolutamente la pena! 😉
Si può viaggiare con molti meno soldi di quanto si possa pensare, basta informarsi un po’, e si può viaggiare mangiando vegano con gusto!
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Questo articolo nasce perché sono ‘tutor’, aiutante, nel gruppo Facebook “Venerdì vegani” sull’Arca di Eva & friends, dove una volta a settimana una diversa blogger ha proposto tante ricette vegane semplici e gustose per tutti i gusti e le esigenze, con domande e risposte di diversi esperti, dottori e nutrizionisti. Il viaggio sull’Arca sta ormai finendo per questa stagione, ma qui c’è il link dell’Arca dei Venerdì vegani
Per le prossime Arche potete restare aggiornati seguendo su Facebook Aida Vittoria Éltanin EVA scrittrice vegana
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