La nostra esperienza in Malesia, purtroppo si è limitata a uno “stopover” di 5 giorni a Kuala Lumpur, prima di volare verso l’Australia. Tuttavia un’idea della cucina malese ce la siamo fatta.
Troverete opzioni vegane perlopiù in ristoranti indiani, anche se troppo piccanti per i nostri gusti. Le mie papille muoiono e io non sento più nessuna delle meravigliose spezie che impiegano. Non siamo riusciti a trovare tanto cibo di strada quanto avremmo voluto, ma qualche soddisfazione ce la siamo tolta.
Tanto per cominciare una dritta sui voli aerei. Se prenotate online (ricerca con Skyscanner o skiplagged, acquisto sul sito della compagnia aerea scelta) ormai quasi tutte le compagnie, in fase di check-in, permettono di scegliere oltre ai posti anche i pasti speciali. Tra questi figurano sempre il vegano e vegetariano, ma spesso anche crudista, giainista, low fat (ne avrei bisogno ma… Al diavolo a me piace mangiaaaareeee).
La prima sorpresa è stata scovare, nei sotterranei del tempio cinese di Thean Hou, un ristorantino locale (tavoli di cemento, buffet, paghi a quantità… valutata a occhio dalla simpaticissima signora in posa).
Troverete spesso cibo veg nei ristoranti vegetariani spesso presenti nei pressi dei templi asiatici buddhisti e taoisti, o in occasione di festival religiosi.
Con nostra grandissima gioia questo chiosco è interamente vegano (tranne una vaschetta di uova), con tanto di vaschette di “finta carne”. Noi siamo contrari a diavolerie relativamente moderne come il seitan, ma qui si parla di cibi dalle tradizioni millenarie, a base di legumi o di funghi (che non hanno il sapore dei funghi) cucinati come cosciotti di pollo o spiedini o caramellati o usati nei curry. Insomma sono ingredienti tutti da scoprire e chiedete sempre, perché all’aspetto assomigliano davvero molto alla carne!
Gli onnivori solitamente conoscono giusto i nomi di 3 legumi… Ecco, io, vegana da anni, ho dovuto entrare in un negozietto indiano di Kuala Lumpur per scoprire che esistono decine di varietà di dhal (lenticchie). Che meraviglia! Tutte da provare!
Se siete troppo stanchi anche solo per uscire (a quel punto meglio fermarsi alla prima bancarella a spiluccare qualcosa) o dovete risparmiare qualche soldino potete ripiegare sugli orrendi, indigeribili e insalubri noodle precotti dei supermercati 7-Eleven. Quasi tutti gli hotel hanno un bollitore in camera (o magari ve lo prestano). Non fatevi scoraggiare dalle etichette raffiguranti carne, pesce e uova poiché, leggendo gli ingredienti, a volte si trovano noodle vegani con insaporitori vegetali al gusto di carne o pesce.
Batu Caves, un meraviglioso tempio hindu costruito nei meandri di una grotta, che si raggiunge con un’incredibile scalinata arcobaleno e che ospita affascinanti puje ogni mattina alle 8! Dopo la visita potrete rifocillarvi con il jackfruit, un incredibile frutto che raggiunge i 40kg di peso, cresce da alberi che possono avere anche mille anni e sfamare più di un villaggio. Si consuma crudo o sfilacciato e cotto come sostituto della carne. Dicono che somigli molto al pollo ma io lo trovo decisamente più gustoso. In alcuni ristoranti ce l’hanno preparato leggermente poco saporito, in altri era divino.
Noi però non abbiamo potuto resistere alla tentazione di un thali indiano servito su una foglia di banano al Restoran Rani (Pure Vegertarian & Jain Food). Che dire… Piccante! Ma gustoso! Nasconde sapori inaspettati e spezie strabilianti. Non ci adeguiamo all’usanza locale di mangiare con le mani. Solo quella sinistra, poiché con la destra ci si pulisce il sedere con l’acqua e senza carta… per capirci… E con questa info essenziale, buon appetito!
Niente di meglio di un cocco giovane per ripulire il piccante, un dollaro per bere il nettare degli dei! Non dimenticate di chiedere con un gesto di farvi spaccare il cocco in due per poterne assaporare la polpa dolce e gelatinosa… Gnam!
I nostri vicini di tavolo hanno preferito una piccola anguria forata e liquefatta con la frusta elettrica.
La frutta non manca al mercato di Kampong Baru. E’ un paradiso: mango, dragon fruit, mangosteen, avocado, ananas, lime, banane di varietà a noi sconosciute… gialle, rosse, grandi, minuscole, squadrate o tonde. Attenzione! Se in Italia la banana va mangiata coi puntini, qui, essendo colta già matura, va mangiata gialla, mentre quando fa il nero inizia a essere vecchia.
Il mangosteen è davvero particolare e nei nostri viaggi lo trovevamo raramente, forse fuori stagione, qui ce n’è ovunque! Si apre con le mani, contiene un frutto bianco a spicchi, alcuni contenenti un seme molto grande, insomma di tutto il peso che paghi salato si butta gran parte, ma ha un sapore che si avvicina all’uva ma meno acquoso e più dolce! Una vera delizia.
Il miglior pranzo possibile? La frutta! Dissentante, rinfrescante, non appesantisce e riempie di energie. Qui a Chinatown in Petaling Street c’è un bancale modernissimo che la vende già tagliata e pelata a prezzi davvero ottimi, come al mercato.
E se non avete mangiato abbastanza frutta e torna presto la fame potete sempre spiluccare alla bancarella successiva, in centro non mancano. Qui abbiamo trovato spaghetti freschi di riso tagliati sul momento con la mannaia e serviti con un sugo di fagioli rossi dolci, burro di arachidi e semi di sesamo.
La frutta é il cibo d’elezione per l’uomo, l’unico vero cibo sacro, non per niente in Asia un’offerta non è tale senza un piatto di frutta, eccetto gli influssi cinesi, che adorano offrire teste di maiale 🙁 impressionante e doloroso da guardare ma si sa, come dice il proverbio cinese: “I cinesi mangiano tutto, anche le gambe dei tavoli”. Al tempio di Sin Sze Si Ya invece solo frutta meravigliosa, ci viene l’acquolina in bocca!
Il vincitore di Kuala Lumpur è senza dubbio questo fagottino fritto ripieno di una densa crema di fagioli, eccezionale! Ne abbiamo pappati 5 a testa per 1 merenda, 1 cena e 2 pranzi, ormai il simpatico signore ce ne dava uno in omaggio in automatico!
E sul retro la madre era perennemente indaffarata a impastare, a ogni ora! Se sarete fortunati li troverete in un furgoncino moderno, in stile food truck americano, parcheggiato nella vecchia piazza del mercato Medan Pasar.
Ai passeggeri dell’Arca un invito a non arrendersi mai, qualche delizia vegana la si trova sempre, con sorprese inaspettate e a volte la ricerca difficoltosa vi regalerà gli incontri più belli!
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Questo articolo nasce perché sono ‘tutor’, aiutante, nel gruppo Facebook “Venerdì vegani” sull’Arca di Eva & friends, dove una volta a settimana una diversa blogger ha proposto tante ricette vegane semplici e gustose per tutti i gusti e le esigenze, con domande e risposte di diversi esperti, dottori e nutrizionisti. Il viaggio sull’Arca sta ormai finendo per questa stagione, ma qui c’è il link dell’Arca dei Venerdì vegani
Per le prossime Arche potete restare aggiornati seguendo su Facebook Aida Vittoria Éltanin EVA scrittrice vegana
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